La Volante 125 parte dalla Caserma Guido Reni, all’alba del turno montante di Sabato 14 febbraio 1987.
A bordo ci sono 3 agenti: il capo pattuglia, l’autista e dietro, il gregario. Il più anziano ha 28 anni, il più giovane 23. Devono scortare un furgone delle Poste Italiane carico di soldi, in tre hanno solo un giubbotto antiproiettile, per di più pesa 15 chili, impossibile tenerselo durante tutto il turno di 6 ore e difficile anche decidere chi deve metterlo.
Provengono da via del Moretto, dietro le poste di San Silvestro, dove hanno raggruppato circa un miliardo e 200 milioni di lire presi da vari sportelli e sono diretti all’ufficio postale di via Prati dei Papa al Portuense, dove però non arriveranno mai.
Erano da poco passate le 9: “ Francè so Emilio devi correre subito a via Prati dei Papa al Portuense, sbrigati” disse, descrivendomi brevemente quello che era appena successo.
Arrivai sul posto alle 9 e 40, facendo una corsa folle in Vespa, tagliando semafori rossi, a volte contromano e rigorosamente nelle corsie riservate ai bus. La prima cosa che vidi arrivando, fu la volante piena di fori di proiettile e con gli sportelli aperti, il corpo di uno degli agenti riverso fuori sul lato destro, il braccio allungato verso l’asfalto, doveva essere il Capo pattuglia, la scientifica lo stava esaminando, accanto un collega piangeva, aveva poggiato il suo basco sul tetto dell’auto. C’erano agenti delle prime Volanti accorse sul posto, con lo sguardo perso nel vuoto, alcuni parlavano con voce alta inveendo contro le istituzioni, altri cercavano di allontanare i curiosi. Ambulanze ferme, gli infermieri e i medici fuori senza più nulla da poter fare.
Eravamo li a riprendere la situazione tra le più brutte che questo lavoro può offrire, quella in cui devi fotografare in punta di piedi, cercando di essere invisibile, riprendendo la disperazione, l’odio, lo sconcerto, il dolore.