Francesco Toiati

Francesco Toiati

Sono nato a Roma nel 1962 e ho iniziato a fare il fotogiornalista giovanissimo, nel 1984, mentre studiavo ancora alla Sapienza.
Il mio primo incarico è stato con Paese Sera, lo storico quotidiano romano. È lì che ho imparato il mestiere, raccontando con la macchina fotografica tutta la durezza della cronaca degli anni ’80 : la banda della Magliana, la fine delle Brigate Rosse, gli attentati dei terroristi palestinesi, le sparatorie tra evasi e polizia, l’omicidio del Canaro, la fuga di Jonny Codino, i funerali di Berlinguer, l’arresto di Barbara Balzerani a Ostia.

All’epoca non esistevano scuole di fotografia, né si parlava di street photography.
C’era la strada. C’era la realtà. E bisognava capirla, rispettarla, scattare in fretta. Ho avuto dei maestri che erano anche amici e colleghi straordinari:
Ermando Di Quinzio,
Rino Barillari,
Mario D’Ilio,
Alberto Pais,
Maurizio Brignardelli,
Ettore D’Aco, e tanti altri. Avevo solo 22 anni, ero un giovane “pischello” della cronaca romana, e sono stati loro a insegnarmi, proteggermi, rimproverarmi quando serviva. Le cose che ho visto, e che mi hanno insegnato, mi accompagnano ancora oggi. Quando devo decidere se fare uno scatto, penso a loro: se c’è rispetto, se vale la pena, se posso farlo meglio. Quella è stata la mia vera scuola di fotografia.
Dopo la chiusura di Paese Sera, ho continuato con una grande agenzia fotografica, seguendo per 5 anni i conflitti nei Balcani e nell’Europa dell’Est. Ho documentato la guerra in Jugoslavia, la rivoluzione in Romania, la caduta del regime in Albania, la guerra dei dieci giorni in Slovenia.

Ho fotografato il terremoto dell’Aquila e quello dell’Emilia, le alluvioni di Sarno, e anche il disastro aereo dell’ American Airlines alle Azzorre nel 1989: il mio primo viaggio da inviato.
Dal 1994 collaboro con Il Messaggero, seguendo da vicino i grandi eventi della cronaca italiana: il terremoto dell’Aquila e quello dell’Emilia e di Amatrice, le alluvioni di Sarno e in Toscana.
Ho seguito per 6 mesi una squadra della Polizia di Stato, raccontando con dei video ( una novità nella mia carriera giornalistica ), una Roma criminale tra i quartieri più duri della Capitale, da Tor Bella Monaca a San Basilio. Durante la pandemia ho scelto di restare in strada, per raccontare una Roma come non l’avevamo mai vista: vuota, sospesa, silenziosa.

Quelle immagini sono diventate una mostra: Il silenzio del lockdown, esposta a Spazio 5 nell’aprile 2025.
 Da alcuni anni, insieme al mio socio e amico Giacomo Gabrielli, abbiamo fondato un’Agenzia con uno staff di cinque fotografi.
Collaboriamo 24 ore su 24 al fianco de Il Messaggero, seguendo – e spesso inseguendo – notizie, attualità e fatti.
“Ancora oggi cammino per la città con la macchina fotografica al collo. Sempre alla ricerca di storie.
Con la stessa passione di quando ho cominciato.

Perché per me, fare il fotogiornalista è....e resta.....

"il lavoro più bello del Mondo!"

Ho fotografato il terremoto dell’Aquila e quello dell’Emilia, le alluvioni di Sarno, e anche il disastro aereo dell’ American Airlines alle Azzorre nel 1989: il mio primo viaggio da inviato.
Dal 1994 collaboro con Il Messaggero, seguendo da vicino i grandi eventi della cronaca italiana: il terremoto dell’Aquila e quello dell’Emilia e di Amatrice, le alluvioni di Sarno e in Toscana.
Ho seguito per 6 mesi una squadra della Polizia di Stato, raccontando con dei video ( una novità nella mia carriera giornalistica ), una Roma criminale tra i quartieri più duri della Capitale, da Tor Bella Monaca a San Basilio. Durante la pandemia ho scelto di restare in strada, per raccontare una Roma come non l’avevamo mai vista: vuota, sospesa, silenziosa.

Quelle immagini sono diventate una mostra: Il silenzio del lockdown, esposta a Spazio 5 nell’aprile 2025.
 Da alcuni anni, insieme al mio socio e amico Giacomo Gabrielli, abbiamo fondato un’Agenzia con uno staff di cinque fotografi.
Collaboriamo 24 ore su 24 al fianco de Il Messaggero, seguendo – e spesso inseguendo – notizie, attualità e fatti.
“Ancora oggi cammino per la città con la macchina fotografica al collo. Sempre alla ricerca di storie.
Con la stessa passione di quando ho cominciato.

Perché per me, fare il fotogiornalista è....e resta.....

"il lavoro più bello del Mondo!"

Progetti

Oggi ho ancora tanti progetti in cantiere. Uno è finire di scrivere il libro che raccoglie i racconti di questi quarant’anni di fotogiornalismo.
L’altro è un servizio fotografico aereo unico nel suo genere, che sto progettando insieme a un Reparto Volo – ma per ora non voglio svelare di più. Durerà mesi e sorvolerà tutto il Lazio, isole comprese.

Progetti

Oggi ho ancora tanti progetti in cantiere. Uno è finire di scrivere il libro che raccoglie i racconti di questi quarant’anni di fotogiornalismo.
L’altro è un servizio fotografico aereo unico nel suo genere, che sto progettando insieme a un Reparto Volo – ma per ora non voglio svelare di più. Durerà mesi e sorvolerà tutto il Lazio, isole comprese.

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