Sarajevo

Sarajevo

L’unico modo per entrare a Sarajevo è con i blindati bianchi dell’Onu attraverso un lungo viale a cui hanno dato il nome: “viale dei cecchini”. Suzie, la giornalista del Der Spiegel con cui sono partito, è in contatto con un capitano dell’Unprofor la forza di protezione delle nazioni unite che ci darà un passaggio fino all’Holiday Inn, l’albergo dove sono alloggiati tutti gli altri nostri colleghi. Sull’aereo insieme a noi ci sono giornalisti spagnoli e canadesi, una troupe della Rai con Franco di Mare e un paio di fotografi free lance di Napoli .Il volo è tranquillo solo “l’atterraggio di guerra” in picchiata per la paura della contraerea Serba, rischia di lasciare diversi pranzi e colazioni sparsi nella carlinga dell’aereo.Il Maggiore dell’Areonautica dell’ufficio stampa che ci ha accompagnato in questo viaggio una persona umanamente fantastica, ci saluta con grandi abbracci. “Cercate di stare attenti mi raccomando” ci dice come un babbo premuroso mentre lascia i bimbi alla loro prima gita scout.Quando più tardi vedo ripartire il C130 sento una punta di malinconia che ricaccio subito dentro.Dei militari canadesi stanno preparando il nostro mezzo, vado a fotografarne altri che riempiono sacchi di terra per fortificare la pista.Un militare francese della Technical team and commandos marine, controlla che abbiamo tutti i giubbotti prima di farci entrare nel mezzo blindato dell’Onu. Dentro siamo in quindici, militari compresi. Pazi Snajpe- attenzione ai cecchini- avvisa un cartello all’inizio della strada, riusciamo a vederlo attraverso il parabrezza. Ne vedremo moltissimi sparsi in tutta la città e questi avvisi improvvisati con le scritte dipinte su cartone possono salvare molte vite.

© 2025 Francesco Toiati • Tutti i diritti riservati

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