Paese Sera.
Una Roma in bianco e nero

Paese Sera.
Una Roma in bianco e nero

Il mio battesimo
nella cronaca nera degli anni Ottanta

Avevo ventidue anni, una Nikon , un tesserino di Paese Sera e nessuna idea precisa di cosa volesse dire davvero “fotogiornalismo”. L’ho imparato così, per strada, nella Roma più buia degli anni Ottanta. Una città sfregiata da omicidi, sparatorie, attentati, suicidi, palazzi che crollano e disastri aerei.
Cinque anni in cronaca nera sono un’eternità quando sei giovane e ti gettano nell’inferno a occhi aperti. Non c’erano telefonini, niente GPS, solo la radio della redazione e l’istinto. Correvo da una parte all’altra della città: la Magliana, il Tuscolano, Rebibbia, San Basilio. Ovunque ci fosse sangue, sirene, un morto ammazzato, lì dovevo esserci anche io.
Mi proteggeva più il rispetto degli altri fotografi che una giacca imbottita. Erano i “grandi” delle altre testate — Il Messaggero, Il Tempo, l’Unità — che mi spiegavano come muovermi, che mi coprivano le spalle quando qualcuno alzava le mani o quando volevano spaccarmi la macchina fotografica e una volta ci sono anche riusciti. Imparavo osservando, rubando con gli occhi la loro rapidità, il loro fiuto, la loro freddezza davanti ai fatti.
Roma era incattivita. Non la città da cartolina: era la Roma delle Brigate Rosse, del terrorismo internazionale, della Banda della Magliana, delle bombe, dei tossici riversi in terra, delle famiglie distrutte. E io ci stavo dentro, ogni giorno, documentando tutto con la luce cruda del bianco e nero.
“Paese Sera. Una Roma in bianco e nero” è la sintesi di quegli anni. Una raccolta di immagini e ricordi, un viaggio viscerale dentro la città e dentro me stesso, in quel periodo in cui ho imparato a fotografare, a cavarmela, a incassare e a restare in piedi. Sempre con una macchina fotografica in mano, cercando la verità dietro il caos.

© 2025 Francesco Toiati • Tutti i diritti riservati

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